L’apprendimento cooperativo, o cooperative lerning è un metodo didattico che vede gli studenti protagonisti e l’acquisizione di conoscenze deriva dall’interazione di un gruppo.

Si tratta di un metodo “a mediazione sociale”: al contrario dei metodi in cui l’insegnante è l’unico detentore della conoscenza (ad esempio la classica lezione frontale).

cooperative learning: apprendere insieme

Nel caso dell’apprendimento cooperativo il ruolo dell’insegnante è di facilitatore del gruppo: favorire l’interazione, stimolare la discussione e facilitare l’apprendimento attraverso l’introduzione di stimoli.

Il sapere non è trasmesso dall’esterno, ma diviene il frutto di uno scambio di idee e ragionamenti che coinvolge tutta la classe, dove ogni studente porta un contributo e beneficia dei contributi degli altri.

Scopriamo quali sono i vantaggi di questo metodo didattico, come si attua in classe e come può essere utile all’inclusione scolastica. Parleremo quindi anche del cooperative learning applicato alle classi con alunni che presentano DSA.

Apprendimento cooperativo: cos’è

Il cooperative learning è un approccio pedagogico e didattico in cui lo strumento di apprendimento è un gruppo di pari, che interagiscono in modo collaborativo e solidale, con un obiettivo comune.

L’apprendimento cooperativo affonda le sue radici teoriche nella pedagogia della differenza e nel costruttivismo socio-culturale. Tale approccio presta particolare attenzione alla qualità delle relazioni (sia tra compagni di classe, sia tra alunno e insegnante).

L’apprendimento non è soltanto un processo cognitivo che riguarda il singolo individuo. L’apprendimento è innanzitutto un’esperienza concreta, vissuta in un contesto sociale.

Un precursore dell’apprendimento cooperativo è lo psicologo e pedagogista Lev Vygotskji. Mediante il concetto di “zona di sviluppo prossimale”, i suoi studi hanno evidenziato i vantaggi dell’apprendimento “guidato” da un adulto o da un coetaneo “più esperto”. La zona di sviluppo prossimale è definita come la distanza tra lo sviluppo attuale del bambino (il livello di prestazione raggiunto grazie alla sua conoscenza pregressa) e il suo livello di sviluppo potenziale (il risultato che può raggiungere grazie al confronto con gli altri).

Compito dell’educatore è presentare al bambino argomenti e attività leggermente al di sopra delle sue capacità attuali, in modo tale da stimolare le sue abilità “latenti“, ovvero che emergono e si sviluppano grazie ad un input esterno. L’input può provenire dall’insegnante ma anche da un compagno di classe. Su questi principi si basano metodologie didattiche come l’apprendimento cooperativo e la peer education (letteralmente “educazione tra pari”).

Risulta evidente che le performance degli alunni migliorano e raggiungono livelli più elevati in un contesto di condivisione e cooperazione.

La pedagogia della differenza si basa sul presupposto che l’integrazione si ottiene attraverso un clima di classe positivo, dove prevalgono la cooperazione e il sostegno reciproco, piuttosto che l’individualismo e la competizione.

I principi del cooperative learning

Il successo del metodo di cooperative learning è legato alla qualità delle interazioni di un gruppo, e dipende da quanto i singoli componenti si mettono in gioco per l’obiettivo comune.

I quattro principi cardine per una cooperazione efficace sono:

  • L’interdipendenza positiva, ovvero la consapevolezza che non vi può essere successo individuale senza il successo del gruppo, per cui ogni sforzo compiuto dal singolo va a vantaggio di tutto il gruppo.
  • La responsabilità individuale e collettiva, perché si migliora insieme per poi fornire, anche singolarmente, prestazioni più elevate.
  • L’interazione costruttiva, perché gli obiettivi comuni sono raggiunti mediante il confronto continuo, lo scambio di idee e opinioni sull’argomento di studio.
  • L’autovalutazione del gruppo, che accresce le capacità metacognitive dei singoli (per metacognizione si intende la capacità di riflettere sui processi di apprendimento, sul “come” si è giunti alla soluzione).

Cooperative learning in classe: metodologie

Esistono diverse varianti per applicare in classe il metodo didattico dell’apprendimento cooperativo, a seconda dell’obiettivo da raggiungere si può decidere come procedere.

Apprendimento cooperativo in coppia

Se il nostro intento è favorire il recupero di alunni che si trovano in difficoltà, l’ideale è suddividere la classe in coppie di alunni. Ad ogni coppia verrà consegnato un questionario con domande e risposte. A turno ciascun componente della coppia dovrà assumere il ruolo di tutor e “interrogare” l’altro, fin quando i concetti non verranno compresi e memorizzati.

Suddividere la classe in piccoli gruppi

In altri casi, si può lavorare in piccoli gruppi (da 4 o da 6 componenti) ed assegnare a ciascun gruppo una parte della lezione.

In primo luogo si sceglie un argomento, dopodiché si suddivide in tanti micro-argomenti; ogni studente ne sceglie uno e compie una ricerca singolarmente; successivamente ciascun componente approfondisce la tematica con il proprio gruppo; infine ciascun gruppo condivide le informazioni con una breve presentazione dell’argomento a tutta la classe.

In questo modo si possono avere “più versioni” e prospettive di uno stesso argomento oppure una “lezione completa” nel caso a ciascun gruppo venga assegnato un argomento/capitolo diverso.

Vantaggi dell’apprendimento cooperativo

I vantaggi del cooperative learning sono molteplici sul piano emotivo relazionale, ma anche sul piano del successo scolastico.

In particolare, ecco gli effetti positivi della cooperazione:

  • Sollecita lo sviluppo delle abilità sociali e comunicative, sia durante lo svolgimento del compito sia nell’esposizione finale dei risultati.
  • Migliora le relazioni tra compagni di classe, caratterizzate da spirito di squadra e sostegno reciproco.
  • Accresce l’impegno e la motivazione all’apprendimento.
  • Aumenta il benessere psicologico individuale, in termini di autostima, senso di autoefficacia e capacità di fronteggiare lo stress.
apprendimento in classe a gruppi

DSA: apprendimento cooperativo e inclusione

L’apprendimento cooperativo svolge un ruolo importante nel favorire l’inclusione scolastica, in particolare in presenza di alunni con DSA (disturbo specifico dell’apprendimento).

Cooperare è una modalità di lavorare insieme per obiettivi comuni, migliorando la partecipazione, la motivazione allo studio, nonché il clima e le relazioni all’interno della classe. Non c’è un leader, o “il primo della classe”. Tutti hanno la stessa importanza e danno un contributo per portare a termine un lavoro di gruppo. L’obiettivo finale può essere raggiunto soltanto se ciascun compagno di classe fa la sua parte.

Al termine dei lavori di gruppo, in genere si attiva una discussione di gruppo, nella quale i membri dei vari gruppi condividono le proprie strategie di risoluzione del compito assegnato dal docente. Tale momento di scambio è utile affinché tutta la classe tragga spunto dalle soluzioni trovate dai compagni. In questo modo, ciascun alunno apprende a sua volta abilità e tecniche che metterà in atto alla prossima occasione.

La trasmissione del sapere non è asimmetrica e unidirezionale: non proviene esclusivamente dall’unica figura adulta e “autorevole”. La conoscenza è bidirezionale e “circolare”: tutti possono dare un contributo perché tutti hanno delle risorse di cui non sono ancora consapevoli.

In uno scambio del genere gli alunni con DSA possono trarre due benefici:

  • Arricchirsi delle esperienze degli altri e apprendere nuove capacità.
  • Mettere in risalto le proprie qualità, perché DSA non diventi un’etichetta “squalificante”.

Non dimentichiamo che gli alunni con DSA non hanno soltanto difficoltà in aree specifiche, ma hanno anche risorse e potenzialità. Questo significa che possono portare importanti contributi al gruppo, cosa molto importante per l’autostima.

Due medici americani, Fernette e Brock Eide, nel loro libro “The Dyslexic Advantage“, sostengono che i dislessici presentano alcuni vantaggi, tra cui:

  • Hanno una visione originale della realtà, dovuta ad una diversa organizzazione mentale che li porta a fare collegamenti inusuali tra le informazioni.
  • Trovano soluzioni innovative e insolite ai problemi, perché hanno una spiccata creatività e un ragionamento dinamico;
  • Hanno capacità artistiche e sono in grado di esprimere concetti complessi attraverso forme e immagini, perché favoriscono uno sguardo d’insieme;
  • Utilizzano la tecnica dell’ancoraggio per favorire la memorizzazione, grazie alla loro abilità di cogliere i collegamenti tra oggetti o eventi (ad esempio, ragionando per analogie e metafore oppure facendo leva sul ricordo di esperienze personali).
chiara auletta psicologa
Chiara Auletta

Psicologa, laureata in Psicologia dinamica, clinica e di comunità. Ha ricoperto il ruolo di referente presso sportello d’ascolto scolastico e si è formata come Tutor DSA.

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