In presenza di ADHD, DSA e altri bisogni educativi speciali, i compiti rappresentano uno scoglio difficile da superare.
I tempi in cui fare i compiti vanno pianificati adeguatamente, ma non solo. Per favorire un apprendimento efficace, le scuole dovrebbero insegnare anche un buon metodo di studio.
A tale scopo sono stati sviluppati diversi programmi che andremo ad approfondire di seguito.

L’importanza dei programmi sul metodo di studio
È fondamentale che la scuola sviluppi percorsi per apprendere un buon metodo di studio.
Gli obiettivi dei programmi sul metodo di studio sono:
- Migliorare le competenze metacognitive, in particolare negli alunni con diagnosi DSA e altri BES;
- Favorire la motivazione allo studio;
- Fornire agli studenti strategie di apprendimento, utili in tutti i problemi della vita.
In Italia tale approccio purtroppo non è molto diffuso, per una serie di motivi. Innanzitutto c’è incertezza in merito a chi debba occuparsi dei programmi sul metodo di studio (insegnante di sostegno, coordinatore, esperti esterni, …). Inoltre la formazione sul metodo di studio non è parte integrante della programmazione scolastica, ma in alcuni casi rientra in progetti extracurriculari.
Ciononostante è evidente che adottare programmi sul metodo di studio a scuola comporrebbe grandi vantaggi:
- Le strategie apprese nei programmi possono essere riutilizzate in situazioni nuove e future. Infatti, grazie ai programmi sul metodo di studio, si acquisiscono competenze trasversali, cioè applicabili in più materie e in diversi contesti della vita. Compito della scuola è anche preparare i ragazzi alla vita, non soltanto verificare un sapere nozionistico.
- C’è una miglior integrazione tra strategie e tipo di materiale da apprendere. L’alunno, oltre ad imparare strategie nuove, comprende anche dove e quando applicarle, in base alle caratteristiche del compito.
- Aumentano le competenze metacognitive in generale, in quanto gli alunni hanno maggior consapevolezza dei propri meccanismi di apprendimento. Sanno in che modo riescono ad imparare e memorizzare meglio i contenuti richiesti.
- La gestione del tempo dedicato allo studio è più efficace. Un buon metodo consente ai ragazzi di raggiungere ottimi risultati, senza trascorrere pomeriggi interi sui libri di scuola.
Programmi sul metodo di studio strutturati
Negli ultimi tempi, ricercatori e docenti hanno messo a punto diverse proposte (Cornoldi, De Beni, Gruppo MT, 2015). Dal punto di vista sperimentale, essi si sono soffermati sugli effetti dell’utilizzo di strategie specifiche per il metodo di studio:
- Strategie di elaborazione delle informazioni e di memorizzazione.
- Aspetti legati all’organizzazione delle attività scolastiche da parte dello studente.
- Metodi di studio più strutturati.
Il metodo PQ4R
Uno dei primi metodi strutturati fu pubblicato da Robinson nel 1961 (aggiornato nel 1972 con Thomas). Il suo nome è PQ4R e deriva dalle iniziali delle sei operazioni richieste agli studenti per migliorare l’approccio allo studio:
- Preview, ovvero “inquadrare” il testo in linea generale prima di leggerlo (scorgere parole-chiave, osservare in quanti paragrafi è composto, soffermarsi su immagini e grafici);
- Questions, cioè fare ipotesi sui contenuti del testo, lasciandosi “ispirare” dai titoli dei paragrafi (in questo frangente saranno molto utili le domande-stimolo del tipo “WH”: chi, cosa, dove, quando e perché);
- Read, letteralmente leggere i singoli paragrafi, cercando di rispondere alle domande ricavate nella fase precedente;
- Reflect, ovvero riflettere su ciò che si è appena letto, creando collegamenti tra i contenuti nuovi e conoscenze pregresse, ricavare esempi etc.;
- Recite, cioè ripetere ad alta voce quanto è stato letto, aiutandosi con le risposte alle domande-stimolo, senza guardare il testo;
- Review, ovvero fare un ripasso generale, cercando di ricordare i concetti principali.
Le prime due fasi permettono all’alunno di concentrarsi meglio nel corso della lettura, focalizzando già l’attenzione su aspetti specifici. La lettura non sarà “meccanica” ma più attenta e funzionale alla comprensione del testo.
Riflettere stimola lo studente alla rielaborazione personale, migliorando la memorizzazione dei contenuti.
La ripetizione ad alta voce favorisce il recupero delle informazioni, individuando le “lacune” da approfondire.
Infine, il riepilogo affina l’operazione precedente e contemporaneamente favorisce una visione d’insieme dell’argomento studiato.

Chiara Auletta
Psicologa, laureata in Psicologia dinamica, clinica e di comunità. Ha ricoperto il ruolo di referente presso sportello d’ascolto scolastico e si è formata come Tutor DSA.