La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come lettura lenta, faticosa e con numerosi errori.
Spesso la dislessia è associata alla disortografia, un altro DSA che riguarda gli errori di scrittura. Sono disturbi che possono complicare l’apprendimento di una lingua straniera, in particolare se “opaca”, come l’inglese o il francese.
Abbiamo già parlato di apprendimento dell’inglese per dislessici, vediamo ora come un alunno con DSA possa imparare il francese, esplorando gli errori tipici e le strategie didattiche per affrontarli e superarli.

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Caratteristiche della lingua francese
Il francese è considerata una lingua mediamente opaca (Daloiso, 2012) perché a uno stesso suono corrispondono diversi grafemi.
Ad esempio il suono “o” in francese può essere scritto come: o, ot, ots, ocs, au, aux, aud, auds, eau, eaux, ho, ô (Paola Celentin, 2012). Questa particolarità rende il francese una lingua opaca e complessa. Al contrario l’italiano è considerato una lingua trasparente, dove tendenzialmente a ogni grafema corrisponde un fonema.
Le regole di conversione in francese permettono di leggere e scrivere correttamente anche parole sconosciute (Paola Celentin, 2012). Tuttavia, la mancanza di automatizzazione della corrispondenza grafema-fonema, complica l’apprendimento del francese, in particolare per uno studente dislessico.
Mentre la lettura diviene automatica nella maggior parte delle persone, per i dislessici è come leggere sempre per la prima volta.
Attraverso le regole di conversione grafema-fonema si possono scrivere correttamente il 50% delle parole in francese. Tutte le altre possono essere lette correttamente soltanto mediante la via lessicale, che presuppone già la presenza dell’immagine sonora di quella parola.
Nelle parole cosiddette “irregolari” i rapporti grafema-fonema non sono tipici e non rispondono alle regole di conversione classiche della lingua francese. Da questo punto di vista, uno degli errori più comuni è l’eccesso di “regolarizzazione”: il bambino utilizza le regole di conversione che conosce e le estende anche alle parole irregolari, distorcendone la pronuncia.
In altre parole, per fare un esempio, è come se in italiano si dicesse “voi facete” piuttosto che “voi fate”, senza considerare il verbo irregolare.
Gli studi sull’apprendimento del francese per i dislessici sono diffusi soprattutto in Canada, dove il francese rappresenta una seconda lingua, piuttosto che una lingua straniera.
Difficoltà più comuni nell’apprendimento del francese
Possiamo delineare le maggiori difficoltà che affrontano i dislessici che imparano il francese in tre punti:
- la compitazione, non segue una regola fissa, per cui è facile confondersi e commettere degli errori;
- l’assenza dell’accento tonico, che rende difficile la comprensione e la pronuncia di certe frasi;
- la liaison, che ostacola il riconoscimento delle singole parole e, in particolare, del loro confine.
Paola Celentin, nel suo studio, ha classificato gli errori tipici che le persone commettono quando iniziano ad apprendere il francese.
La studiosa precisa che tali errori sono presenti in tutti i bambini che stanno imparando a leggere, non necessariamente DSA.
Soltanto quando gli errori diventano frequenti, tipici e duraturi nel tempo, possiamo parlare di errori “specifici” che possono essere indicatori di dislessia, dunque si potrà prospettare un accertamento diagnostico.
Ecco le diverse categorie di errori individuate:
- Errori fonetici: come in italiano, consistono nell’omissione, aggiunta, inversione, confusione di origine uditiva o visiva (suoni o grafemi simili) di lettere e/o sillabe.
- Errori legati alle regole di lettura: frequenti nelle parole con c, g, s; o che contengono il suono ill, ail, eil (detto L mouillé) o suoni complessi come in italiano (pr, bl, tr etc.).
- Errori nell’individuazione delle parole nella frase: riscontrabili nella produzione scritta, consistono nella fusione di due parole distinte o nella segmentazione di un’unica parola.
- Errori legati all’ortografia degli omofoni: che si suddividono in omofoni lessicali (es. ver-vers, mer-mère) e omofoni grammaticali (es. et-est; on-ont); anch’essi riscontrabili nella produzione scritta.
- Grafie inesistenti in francese: dovuti a distorsioni delle regole di conversione fonema/grafema (es. il avé al posto di il aveit).
- Errori grammaticali: dovuti a mancato riconoscimento della natura delle parole e difficoltà nell’analisi delle loro funzioni (non sono contestualizzate) oppure a errori di accordo, confusione nell’individuazione dei tempi dei verbi, difficoltà di comprensione e applicazione delle regole di grammatica.
Come insegnare il francese ad alunni dislessici
Ecco alcuni spunti utili per una didattica efficace rivolta ad alunni con DSA che si avvicinano all’apprendimento del francese.
Potenziare la consapevolezza fonologica
La consapevolezza fonologica è definita come la capacità di distinguere e manipolare i suoni, siano essi parole, sillabe, rime o singoli fonemi.
Tale abilità è un prerequisito per l’apprendimento delle abilità di lettura e scrittura. Lo sviluppo della consapevolezza fonologica ha grande rilievo nell’apprendimento della lingua. Sappiamo che carenze nelle abilità metafonologiche, ovvero nell’abbinare correttamente fonema e grafema, possono ritardare l’apprendimento della lettura e talvolta sono predittive della presenza di DSA.
Allenare la metafonologia in età prescolare, mediante training indicati, favorisce l’apprendimento della lingua madre e anche delle lingue straniere successivamente.
Il potenziamento fonemico e fonologico è una strategia importante per apprendere le lingue straniere. Questo tipo di intervento giova a tutta la classe, non soltanto agli alunni con DSA, favorendo l’automatizzazione della concordanza fonema-grafema.
Esercizi utili
Tra gli esercizi metafonologici da proporre per l’apprendimento delle lingue straniere, vi è il classico “inizia con” oppure “finisce con”.
Questo esercizio mira a individuare quelle parole che contengono un dato suono. Un’altra tipologia di esercizio consiste nel riconoscere, identificare e produrre parole in rima, con particolare attenzione ai suffissi sempre regolari in francese (es. la desinenza del femminile: naturel – naturelle; premier – première; moyen – moyenne; etc.).
Infine, si possono proporre esercizi di categorizzazione (es. trovare tutte le parole che contengono il suono – eux) isolamento (qual è la prima lettera della parola “sourir”), identificazione (riconoscere lo stesso suono in parole diverse), fusione (combinare una sequenza di suoni diversi) sottrazione (identificare la parola che resta se si sottrae una lettera), addizioni (formare una parola aggiungendo una lettera ad una parola esistente), sostituzioni (sostituire un fonema con un altro e formare una nuova parola).
Utilizzare strategie metacognitive
Un secondo aspetto da curare nell’apprendimento della lingua straniera con persone dislessiche è la metacognizione.
Riflettere sul funzionamento della lingua scritta, consente di comprendere e memorizzare meglio le regole sottostanti, riducendo e controllando gli errori.
Con il termine “metacognizione” infatti intendiamo “l’insieme delle conoscenze che un soggetto possiede sulle proprie attività cognitive ed il controllo che è in grado di esercitare su di esse” (Cornoldi 1999).
Non è un caso che uno dei massimi esperti italiani in tema di DSA, abbia indicato le strategie metacognitive come fondamenta per un metodo di studio efficace nei ragazzi con DSA. T
ali strategie possono essere applicate anche nell’apprendimento della lingua straniera, in merito a determinati temi:
- Riflettere sulla regolarità di alcuni prefissi e suffissi (come in italiano) può aiutare gli alunni alle prese con l’apprendimento del francese a memorizzare certe regole ortografiche e grammaticali (es. peureux-peureuse, venteux-venteuse, mortel-mortelle, accidentel-accidentelle ecc. la desinenza varia sempre allo stesso modo).
- Riflettere sull’utilizzo degli accenti in francese, facendo anche riferimento alla loro origine storica (es. l’accento circonflesso l’associamo alla scomparsa di una “s”: hôpital e hospitalier, bête e bestial ecc.).
Questo tipo di esercizi si può applicare anche all’apprendimento dei morfogrammi grammaticali (es. le terminazioni dei verbi, le desinenze che indicano genere e numero); favorisce anche la crescita del vocabolario lessicale; riduce gli errori ortografici.
Una regola fondamentale consiste nel presentare questi esercizi a piccoli blocchi e trattando una nozione alla volta, per favorire l’assimilazione e l’apprendimento a lungo termine.
Trattare gli omofoni uno per volta
Per ridurre gli errori che riguardano gli omofoni, cioè le parole che hanno lo stesso suono ma si scrivono in modo differente, occorre affrontarli singolarmente, evitando quegli esercizi in cui si chiede di scegliere tra l’uno o l’altro.
Gli esercizi che prevedono la disambiguazione, mettendo a confronto ad es. a e à, non fanno altro che aumentare la confusione degli studenti dislessici e disortografici.
L’apprendimento del francese o di qualsiasi altra lingua straniera, nei DSA va affrontata per gradi: soltanto dopo aver assimilato bene una nozione, è possibile passare ad un altro argomento.
Gli omofoni in particolare vanno trattati come argomenti distinti e separati, evitando le ambiguità. Anche l’avanzamento e le difficoltà proposte devono essere minime, discostandosi di poco dal livello acquisito, per favorire l’apprendimento duraturo.
Come studiare il francesce
È preferibile lavorare sull’ortografia in sessioni brevi e intense, ma ripetute (laddove è possibile) in momenti della giornata in cui l’allievo è più concentrato (magari a seguito di una sessione di potenziamento delle funzioni esecutive – attenzione e memoria di lavoro).
Questo tipo di lavoro dovrebbe portare l’allievo a rendersi conto che la lingua è un sistema in cui vige una certa regolarità e del quale si possono apprendere i principi generali.
Mediante tale approccio, anche gli studenti dislessici e disortografici possono arrivare a padroneggiare l’apprendimento di una lingua straniera.

Chiara Auletta
Psicologa, laureata in Psicologia dinamica, clinica e di comunità. Ha ricoperto il ruolo di referente presso sportello d’ascolto scolastico e si è formata come Tutor DSA.